Parole scritte, senza regola, senza gusto, ma con tanto, tantissimo autoerotismo e precariato. Un Blog attivo dal 2004 e aggiornato saltuariamente, fino alla morte. Buona lettura.
martedì, gennaio 08, 2013
La favola di Peppino l'acrobata
C'era una volta... "Un re!" diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un povero edicolante di Chiaiano (NA).
Questo povero edicolante, che si chiamava Peppino Malafemmina, era un ragazzo sulla trentina, molto ma molto timido, era tanto timido che proprio non riusciva a guardare negli occhi le persone e ogni volta che qualcuno andava a comprare il Corriere del Mezzogiorno e c'era da dare il resto, lui diventava tutto rosso.
Per non parlare di quando arrivava nell'edicola una ragazza, lì il resto proprio non lo dava, anzi non riusciva nemmeno a prendere i soldi che queste gli porgevano.
Quando c'erano le femmine, lui si nascondeva sotto il bancone e loro se ne andavano senza pagare, ste troie.
La voce ormai s'era diffusa in tutto il quartiere e i mariti mandavano le proprie mogli a prendere le riviste, era per questo che era povero, dava via quasi tutti i giornali aggratis.
Come avrete già intuìto, il povero Peppino era ancora vergine e si ammazzava di seghe tutto il santo giorno.
Ogni sera non vedeva l'ora di staccare dal lavoro per andare a casa con qualche rivista porno dell'edicola per dedicarsi all'autoerotismo.
Voi direte "Ma perché non va su Youporn?" e io vi rispondo, perché a Chiaiano figurati se c'è l'adsl, quindi ci si deve arrangiare come meglio si può, tra l'altro era solito venire sulle pagine di questi giornaletti, quindi era ancora più povero di quanto si pensi, visto che tutti i pornazzi che si portava a casa c'avevano le pagine piene di sborra ed erano dunque, invendibili.
Questa storia delle seghe andava avanti da una vita e il nostro edicolante ormai iniziava a stancarsi e a non raggiungere più gli orgasmi di una volta, doveva pensare a qualcosa di più stimolante, a qualcosa di più creativo.
Un bel mattino, mentre stava andando a lavorare, gli venne in mente che quand'era piccolo aveva provato l'autofellatio senza però riuscirci, ma erano altri tempi - pensò - magari ora che il suo corpo s'era sviluppato ce l'avrebbe fatta.
Questo pensiero lo tormentò per tutta la giornata, e la voglia di rincasare e riprovarci ancora era altissima.
I secondi, i minuti e le ore sembravano non passare mai, ma insomma giunse la sera e Peppino, finalmente, tornò a casa.
Si chiuse dentro la sua stanza, si spogliò completamente, si sedette e iniziò a piegarsi.
Niente.
Provò e riprovò per tutta la notte, ma proprio non ci riusciva, tentò trattenendo il fiato, allungando la lingua, spingendo la testa con dei colpi in avanti, ma purtroppo non c'era proprio nulla da fare, per un fottuto centimetro non c'arrivava.
Passarono i giorni, le settimane, i mesi e il povero Peppino proprio non si dava pace per questa cosa ma un bel giorno, mentre stava rincasando, distrattamente notò un manifesto appeso ad un muro che pubblicizzava " L'Italia Scuola di Circo Corsaro " nel vicino quartiere di Scampia.
Gli si aprì un mondo, la risposta a tutti i sui problemi stava lì, davanti ai suoi occhi, per riuscire a ciucciarsi il cazzo da solo doveva diventare un acrobata contorsionista e andò a dormire con l'intenzione di iscriversi alla scuola di circo l'indomani stesso.
Iniziò la frequentazione dei corsi e forse per la prima volta in vita sua poteva sentirsi veramente felice e libero, aveva pure stretto amicizia con i vari personaggi che popolano quel mondo, tipo la donna cannone, i saltimbanco , i giocolieri le tigri e i leoni, finalmente la sua vita aveva acquistato un senso, ora aveva uno scopo e si allenava duramente ogni giorno e mamma mia, quanto si stava da dio lassù appeso a contorcersi, lontano dai problemi del mondo, lontano dalla miseria e dalla perfidia dell'essere umano.
Passò un anno e ormai era diventato bravetto, riusciva a passarsi le gamba dietro al collo, a piegarsi con la schiena all'ingiù fino a quasi toccarsi le caviglie, era capace di saltare da dieci metri d'altezza da un'altalena all'altra, un fenomeno insomma.
Tra sè e sè, capì che era giunto finalmente il momento di riprovare con l'autopompino, si sentiva pronto ormai, ce l'avrebbe sicuramente fatta, ora che aveva fatto l'esperienza circense non aveva più nulla da temere.
Arrivò il fatidico giorno e Peppino si preparò al meglio, cucinò l'abbacchio, i peperoni ripieni, le cozze e la parmigiana di melanzane, tutto doveva essere perfetto, si pettinò per benino, si tagliò la barba, si spruzzò un pò di profumo, si mise la maglietta di Cavani e fece partire un disco di Barry White, era pronto per mangiarselo.
Si tolse i pantaloni, le mutande e abbassò la testa, se lo mise in bocca senza nessuna fatica.
Una strana sensazione lo avvolse, dalla punta dei piedi fino a sopra la testa, lo stava leccando e andava su e giù, era fantastico, era migliore di tutto quanto aveva mai provato fino a quel momento, poteva sentirlo pulsare e crescere, era schifosamente bello.
Mentre stava facendo tutte ste porcherie, iniziò a sentire delle fitte allo stomaco, era sicuramente l'abbacchio, ma non se ne curò più di tanto, era troppo concentrato da ciò che stava facendo, anzi, preso dalla foga del momento, iniziò a infilarsi le dita su per il didietro, non l'aveva mai fatto prima, sentì un dolore lancinante, era fantastico.
I crampi allo stomaco si fecero sempre più intensi e figurarsi se Peppino mollava tutto quel casino che stava facendo per andare in bagno a defecare. Decise quindi che nessuna cosa al mondo avrebbe interrotto quel momento incredibile che stava passando, quindi - chissenefrega - iniziò pure a cagare a spruzzo.
Con le dita nel culo che intanto zampillava merda liquida e l'affare in bocca, Peppino entrò in una dimensione tutta sua, stava vivendo un momento mistico, si avvicinava a Dio, godeva come un maiale, con una mano in culo e il pisello in bocca, la sua vita era definitivamente migliorata, ora non avrebbe più avuto preoccupazioni di nessun genere, non capiva più nulla, c'era solo lui in quel momento, in tutto l'universo.
Iniziò a pensare che tutti gli uomini del mondo avrebbero dovuto essere acrobati, se così fosse, non ci sarebbero più guerre, non ci sarebbero più crisi, e il mondo sarebbe un immenso circo dorato fatto di persone con una mano in culo e il cazzo in bocca.
L'azzurra maglietta di Cavani era ormai tutta macchiata di marrone, c'erano chiazze di sterco ovunque, il fetore era insopportabile.
Peppino tutto sudato e unto, era pronto per l'orgasmo.
Si sentì un boato immenso, i vetri della casa si disintegrarono in mille pezzi, i muri tremarono.
Iniziò a venirsi in bocca.
L'ondata di cenere e lapilli lo avviluppò completamente, la Natura, improvvisa e spietata colpì ancora, il Vesuvio s'era risvegliato un'altra volta, mummificando Peppino per l'eternità.
Fu ritrovato circa 1000 anni dopo da alcuni studiosi giapponesi e Chiaiano divenne un sito archeologico di rilevanza mondiale.
Intere scolaresche da tutto il globo giungevano nella stanza di Peppino a vedere e fotografare "L'uomo che si sborrava in bocca mettendosi una mano in culo cagando dappertutto"
Era diventato una star.
Cari giovani amici lettori, la triste favola di Peppino è ormai giunta al termine e come avrete sicuramente capito la morale di tutta questa storia è che c'è sempre un vulcano attivo alle nostre spalle pronto a congelarci per sempre, ma l'insegnamento più importante è che nella vita NON BISOGNA ESSERE TIMIDI.
Alberto Diniale
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