giovedì, maggio 17, 2018

Enzino e Terminator (e Gionata) PROTEINE

L'insalatina non mi piace, mej nu piatt e maccarun

Le note della canzone rimbalzavano nella stanza.
"Ora siamo io e te, caro ragazzo con la sindrome di down, faccia a faccia"

Che nagg 'a faaaaaaaa?

Com'è il pisello di un ritardato? Dai su, mostrami il cazzo.
"Gnnnnnrrrff" e cacciò fuori l'uccello.
Era un mostro a tre teste, orribile, sui 40 centimetri.
"Porco Dio!", esclamò Enzino.
"GnnnnnnnnnnnnnNNNNNRRFFFFFF" sbiascicò Terminator.
La spaventosa creatura puzzava di sudore e zolfo, le teste lo fissavano con aria minacciosa.
La testa al centro era rossa, quella a destra bianca e la sinistra nera.
Ecco cos'hanno i down al posto del cazzo - pensò Enzino - maledetti.
Tentò di rifugiarsi in fondo alla stanza, Terminator, questo il nome del ragazzo con la sindrome, stava in piedi col coso di fuori, penzolante.

maiones e keciapp nun m l'avit fà mancà

I timori di Enzino s'erano dimostrati veri, ce l'aveva da anni il sospetto che i down nascondessero qualcosa in mezzo alle gambe. Tutti lo avevano deriso.
"È successo pure a Mosè" disse sottovoce.
Che stupida frase prima di morire, pensò.
Si fece avanti la Testa Nera:
"Sono lo Spirito Santo e sono venuto qui a dirti che quella volta mi sono davvero bombato la Madonna"
"Sono il Figlio di Dio" lo interruppe la Testa Bianca
"E sono venuto qui a dirti che davvero Testa Nera s'è ingroppato mia mamma"
"BEURPH!" Tuonò Testa Rossa
"Sono il Padre e secondo me non è mica vero che è stato Testa Nera"
Enzino ebbe un'erezione.

Ma che m n facc e sti cos ij voj doj muzzarell nu sfilatin ca murtadell

Le tre teste iniziarono a litigare mordendosi l'un l'altra.
Terminator ad ogni morso pareva goderci sessualmente.
Il mostro da quaranta centimetri che era, iniziò ad ingrandirsi sempre di più, quasi raggiungeva il soffitto adesso.
Enzino se ne stava seduto, col cazzo duro.
Era questo il momento che aveva sempre aspettato, era questo il punto più alto della sua vita.
Iniziò a masturbarsi.
Le tre teste ormai erano grandi come la stanza, i muri cominciarono a cedere.
La casa crollò.

Nun ò voj ò brodin, nun m frusc a pastin, sti cos fann mal a mè.

Le macerie erano ovunque. Enzino era praticamente sepolto dall'addome in su.
Che modo stupido di morire - pensò - sepolto vivo ma con il cazzo duro.
Le guardie naziste cominciarono ad arrivare, numerose e urlanti.
Cominciarono a sparare alle tre teste, che continuavano ad azzuffarsi e ad diventare sempre più grandi.
Terminator era ormai in estasi, in balia del suo cazzo.
Iniziarono a crollare pure le altre baracche del campo di concentramento.
Masse di ebrei scheletrici si diffusero per tutta l'area, inebetiti dagli eventi.
Gionata era stato internato lì due mesi prima.
Aveva sentito un gran fracasso quella sera, poi il crollo e s'era ritrovato in strada.
Aveva una gran fame

a me m piac a nutell o gelat ca pann e merendin in quantità

Le SS non ce l'avevano più con lui e la sua gente, ora la guerra era contro il cazzo di Terminator.
Il terzo reich contro quella cosa a tre teste.
Hitler vs il pisello down.
A Gionata non importava più nulla.
In mezzo a tutto quel casino, cercava qualcosa da mangiare, ed eccola lì, davanti a lui.
Spuntava dalle macerie.

Na pizz ca cocacol comm c pò mancà e e zeppel e panzarott e vuliss ittà?

Enzino sentì un teschio fetido sul suo cazzo.
Gionata sentì un salsicciotto ripieno di smegma.
Enzino chiuse gli occhi, sepolto.
Gionata aprì la bocca e ingoiò seme caldo e appiccicoso.
Terminator morì con il suo cromosoma in più.
Le tre teste sconfissero i tedeschi.
Gionata ruttò.

Fine

martedì, gennaio 08, 2013

La favola di Peppino l'acrobata



C'era una volta... "Un re!" diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un povero edicolante di Chiaiano (NA).
Questo povero edicolante, che si chiamava Peppino Malafemmina, era un ragazzo sulla trentina, molto ma molto timido, era tanto timido che proprio non riusciva a guardare negli occhi le persone e ogni volta che qualcuno andava a comprare il Corriere del Mezzogiorno e c'era da dare il resto, lui diventava tutto rosso.
Per non parlare di quando arrivava nell'edicola una ragazza, lì il resto proprio non lo dava, anzi non riusciva nemmeno a prendere i soldi che queste gli porgevano.
Quando c'erano le femmine, lui si nascondeva sotto il bancone e loro se ne andavano senza pagare, ste troie.
La voce ormai s'era diffusa in tutto il quartiere e i mariti mandavano le proprie mogli a prendere le riviste, era per questo che era povero, dava via quasi tutti i giornali aggratis.
Come avrete già intuìto, il povero Peppino era ancora vergine e si ammazzava di seghe tutto il santo giorno.
Ogni sera non vedeva l'ora di staccare dal lavoro per andare a casa con qualche rivista porno dell'edicola per dedicarsi all'autoerotismo.
Voi direte "Ma perché non va su Youporn?" e io vi rispondo, perché a Chiaiano figurati se c'è l'adsl, quindi ci si deve arrangiare come meglio si può, tra l'altro era solito venire sulle pagine di questi giornaletti, quindi era ancora più povero di quanto si pensi, visto che tutti i pornazzi che si portava a casa c'avevano le pagine piene di sborra ed erano dunque, invendibili.
Questa storia delle seghe andava avanti da una vita e il nostro edicolante ormai iniziava a stancarsi e a non raggiungere più gli orgasmi di una volta, doveva pensare a qualcosa di più stimolante, a qualcosa di più creativo.
Un bel mattino, mentre stava andando a lavorare, gli venne in mente che quand'era piccolo aveva provato l'autofellatio senza però riuscirci, ma erano altri tempi - pensò - magari ora che il suo corpo s'era sviluppato ce l'avrebbe fatta.
Questo pensiero lo tormentò per tutta la giornata, e la voglia di rincasare e riprovarci ancora era altissima.
I secondi, i minuti e le ore sembravano non passare mai, ma insomma giunse la sera e Peppino, finalmente, tornò a casa.
Si chiuse dentro la sua stanza, si spogliò completamente, si sedette e iniziò a piegarsi.
Niente.
Provò e riprovò per tutta la notte, ma proprio non ci riusciva, tentò trattenendo il fiato, allungando la lingua, spingendo la testa con dei colpi in avanti, ma purtroppo non c'era proprio nulla da fare, per un fottuto centimetro non c'arrivava.
Passarono i giorni, le settimane, i mesi e il povero Peppino proprio non si dava pace per questa cosa ma un bel giorno, mentre stava rincasando, distrattamente notò un manifesto appeso ad un muro che pubblicizzava " L'Italia Scuola di Circo Corsaro " nel vicino quartiere di Scampia.
Gli si aprì un mondo, la risposta a tutti i sui problemi stava lì, davanti ai suoi occhi, per riuscire a ciucciarsi il cazzo da solo doveva diventare un acrobata contorsionista e andò a dormire con l'intenzione di iscriversi alla scuola di circo l'indomani stesso.
Iniziò la frequentazione dei corsi e forse per la prima volta in vita sua poteva sentirsi veramente felice e libero, aveva pure stretto amicizia con i vari personaggi che popolano quel mondo, tipo la donna cannone, i saltimbanco , i giocolieri le tigri e i leoni, finalmente la sua vita aveva acquistato un senso, ora aveva uno scopo e si allenava duramente ogni giorno e mamma mia, quanto si stava da dio lassù appeso a contorcersi, lontano dai problemi del mondo, lontano dalla miseria e dalla perfidia dell'essere umano.
Passò un anno e ormai era diventato bravetto, riusciva a passarsi le gamba dietro al collo, a piegarsi con la schiena all'ingiù fino a quasi toccarsi le caviglie, era capace di saltare da dieci metri d'altezza da un'altalena all'altra, un fenomeno insomma.
Tra sè e sè, capì che era giunto finalmente il momento di riprovare con l'autopompino, si sentiva pronto ormai, ce l'avrebbe sicuramente fatta, ora che aveva fatto l'esperienza circense non aveva più nulla da temere.
Arrivò il fatidico giorno e Peppino si preparò al meglio, cucinò l'abbacchio, i peperoni ripieni, le cozze e la parmigiana di melanzane, tutto doveva essere perfetto, si pettinò per benino, si tagliò la barba, si spruzzò un pò di profumo, si mise la maglietta di Cavani e fece partire un disco di Barry White, era pronto per mangiarselo.
Si tolse i pantaloni, le mutande e abbassò la testa, se lo mise in bocca senza nessuna fatica.
Una strana sensazione lo avvolse, dalla punta dei piedi fino a sopra la testa, lo stava leccando e andava su e giù, era fantastico, era migliore di tutto quanto aveva mai provato fino a quel momento, poteva sentirlo pulsare e crescere, era schifosamente bello.
Mentre stava facendo tutte ste porcherie, iniziò a sentire delle fitte allo stomaco, era sicuramente l'abbacchio, ma non se ne curò più di tanto, era troppo concentrato da ciò che stava facendo, anzi, preso dalla foga del momento, iniziò a infilarsi le dita su per il didietro, non l'aveva mai fatto prima, sentì un dolore lancinante, era fantastico.
I crampi allo stomaco si fecero sempre più intensi e figurarsi se Peppino mollava tutto quel casino che stava facendo per andare in bagno a defecare. Decise quindi che nessuna cosa al mondo avrebbe interrotto quel momento incredibile che stava passando, quindi - chissenefrega - iniziò pure a cagare a spruzzo.
Con le dita nel culo che intanto zampillava merda liquida e l'affare in bocca, Peppino entrò in una dimensione tutta sua, stava vivendo un momento mistico, si avvicinava a Dio, godeva come un maiale, con una mano in culo e il pisello in bocca, la sua vita era definitivamente migliorata, ora non avrebbe più avuto preoccupazioni di nessun genere, non capiva più nulla, c'era solo lui in quel momento, in tutto l'universo.
Iniziò a pensare che tutti gli uomini del mondo avrebbero dovuto essere acrobati, se così fosse, non ci sarebbero più guerre, non ci sarebbero più crisi, e il mondo sarebbe un immenso circo dorato fatto di persone con una mano in culo e il cazzo in bocca.
L'azzurra maglietta di Cavani era ormai tutta macchiata di marrone, c'erano chiazze di sterco ovunque, il fetore era insopportabile.
Peppino tutto sudato e unto, era pronto per l'orgasmo.
Si sentì un boato immenso, i vetri della casa si disintegrarono in mille pezzi, i muri tremarono.
Iniziò a venirsi in bocca.
L'ondata di cenere e lapilli lo avviluppò completamente, la Natura, improvvisa e spietata colpì ancora, il Vesuvio s'era risvegliato un'altra volta, mummificando Peppino per l'eternità.
Fu ritrovato circa 1000 anni dopo da alcuni studiosi giapponesi e Chiaiano divenne un sito archeologico di rilevanza mondiale.
Intere scolaresche da tutto il globo giungevano nella stanza di Peppino a vedere e fotografare "L'uomo che si sborrava in bocca mettendosi una mano in culo cagando dappertutto"
Era diventato una star.
Cari giovani amici lettori, la triste favola di Peppino è ormai giunta al termine e come avrete sicuramente capito la morale di tutta questa storia è che c'è sempre un vulcano attivo alle nostre spalle pronto a congelarci per sempre, ma l'insegnamento più importante è che nella vita NON BISOGNA ESSERE TIMIDI.




Alberto Diniale

lunedì, giugno 04, 2012

Lucky guy does cute innocent redhead

C'era una volta un cavaliere chiamato Scorbuticone, era un pò bisbetico ma in fondo in fondo, aveva un gran cuore.
Scorbuticone questo lo sapeva, ma faceva di tutto per nasconderlo, nessuno sa il perché.
Era un paladino di sani principi e la sua specializzazione era stare su internet e sconfiggere i draghi che attaccavano il suo castello.
Scorbuticone amava la principessa Clitoridea, che però lo mandava a Quel Paese di continuo.
Clitoridea era molto bella e corteggiata da tutti i maschi locali, tutto questo rendeva estremamente geloso il nostro eroe, che non sapeva come fare per conquistarla.
Un bel giorno Scorbuticone si fece coraggio e andò a trovare la principessa per chiederla in sposa. Bussò alla sua porta: "Chi è?" Domandò Clitoridea "Sono Scorbuticone e son giunto a chiederti in sposa, orsù non è l'ardire che mi arreca al tuo battente, ma l'amor che move il sole e l'altre stelle" "Ma vai a Quel Paese" Sentenziò la fanciulla. Scorbuticone, sconsolato, tornò a casa sua e cominciò una brillante carriera a Call of duty.
Passava il tempo e ogni giorno ci provava e riprovava, come in quella famosa canzone dei Rolling Stones, ma niente, la dolce ragazza non ci stava.
Un bel giorno arrivò in paese un uomo dalle lontane lande del centro america, il suo nome era Don Julio Suarez Labrador e subito, tutte le donzelle del paese vollero assaggiare il suo lungo batacchio.
Tra queste c'era anche Clitoridea.
Scorbuticone, esausto dalla situazione, decise di sfidare a duello il forestiero.
"Villano ti sfido a duello, l'irrevocabile verdetto è ormai deciso, all'alba uno dei due cadrà e il vincente avrà in sposa Clitoridea"
"Oye como va" Replicò l'avversario, che tanto non parlava italiano e quindi non capiva assolutamente nulla.
Clitoridea, mossa da compassione e da antichi dolci sentimenti nei confronti del nostro prode, decise di intervenire e scongiurò il massacro. "Il batacchio di Labrador mi appetisce, ma se contemplo il profondo della mia passione io so che amo te, mio caro Scorbuticone" "Ma va a Quel Paese" Enunciò il cavaliere, che nel frattempo scoprì di provare un'attrazione fisica nei confronti di Labrador.
Clitoridea, spiazzata, tornò nel suo castello e iniziò una brillante carriera a Super Mario Galaxy 2. Passarono gli anni e l'omosessualità tra i due individui si fece sempre più forte e la principessa si isolò completamente da tutti andando a vivere in solitudine tra le montagne.
Passarono ancora di più gli anni e l'omosessualità tra i due si affievolì, tanto che Labrador tornò in Messico e Scorbuticone si rese conto che in realtà non era gay ma gli piaceva la figa.
Nessuno più aveva notizie della principessa e Scorbuticone era disperato.
Ma un giorno, dalle montagne, scese tale Tarchianella da Scampia, una giovane donna dal passato burrascoso che sosteneva di sapere l'esatta ubicazione di Clitoridea.
Scorbuticone prese subito la palla al balzo e andò a parlare con Tarchianella.
"Oh Tarchianella Tarchianella, sapreste voi dirmi in quale remoto loco si colloca la suddetta principessa Clitoridea?"
"'O cavaliere, o sacc' eccome, la uagliona se ne sta sola sola in copp ' a o Vesuvio, 'ca nun aspett tutta n'frocecata o arrivo do 'cazz tanto"
Scorbuticone, che non aveva capito molto Tarchianella, partì dunque per il Monte Vesuvio alla ricerca di Clitoridea.
La cercò in lungo e in largo, alla fine la trovò, gli spiegò che la storia con Labrador era stata solamente uno scherzo e che ora aveva capito esattamente tutto quello che c'era da capire, lei non seppe se fidarsi o meno, aveva sofferto troppo, ma dopo un pò lei disse ok, Scorbuticone sei un figo.
Si misero insieme, fecero tantissimi bambini, uno nacque negro, abortirono anche due volte, vissero tutti felici e contenti, pure Labrador, che dall'altra parte dell'oceano, aveva intrapreso la brillante carriera di Disk Jockey.